Greece & Turkey 2008 | |||||||||||||||||||||||||||
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Metéora,
ubicata nel nord della Grecia, al bordo nord occidentale della
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(uno dei
principali raggruppamenti di monasteri della Grecia, secondo solo a
quello del monte
Athos), ed è stata dichiarata patrimonio dell' umanità dall' Unesco. Metéora (che significa "sospeso in aria") si caratterizza per la presenza di numerose falesie di arenaria. Su diverse di queste torri naturali di roccia si sono insediati ventiquattro monasteri (a loro volta detti "Metéore"), caratteristici per l' ardita costruzione in cima a pareti a picco. Oggi solo sei sono ancora abitati (Agios Stefanos, Agia Triada, Gran Metéora, Varlaam, Roussanou e Agios Nikolaos), oltre un settimo disabitato; altri sono andati distrutti ed in parte se ne conservano le rovine. Fino al secolo scorso i monasteri erano raggiungibili solo con scale a pioli o con sistemi a carrucola. La morfologia del luogo ed in particolare le torri hanno avuto origine con l' erosione dell' arenaria. Molto probabilmente l' erosione è iniziata ad opera del delta di un fiume che 25 milioni di anni fa sboccava nel mare che copriva l' attuale pianura della Tessaglia. Poi i rilievi sono stati modellati dall' acqua e dal vento, giungendo alla formazione di quattro gruppi di torri alte fino a 400 metri. I primi insediamenti risalgono all' XI secolo, quando i primi eremiti occuparono alcune grotte nei fianchi dei dirupi. Nei pressi della formazione rocciosa detta "Dupiani", agli inizi del XII secolo si formò una comunità di asceti che dette avvio ad uno stato monastico organizzato. Nel XIV secolo, allo scopo di difendersi dai turchi, furono costruiti monasteri sulle cime di rocce inespugnabili. Dopo un periodo di proliferazione e di ampliamento dei monasteri, il passare del tempo e le calamità, come le incursioni di vari conquistatori, condussero al declino molti di essi, in particolare dopo il XVII secolo. |
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Il
nome Gelibolu (Gallipoli) deriva dal greco
Kallipolis, che significa "bella città". È situata sulla penisola
omonima (Gelibolu Yarımadası in turco), sulla parte europea dello
stretto dei
Dardanelli. La
battaglia di Gallipoli ha un significato
particolare per australiani e neozelandesi che ogni anno arrivano qui a
migliaia per commemorare lo sbarco delle truppe alleate. Sulla
collina che s’ innalza sul lato europeo dello
stretto sono chiaramente visibili le gigantesche lettere dei primi
versi di una
poesia scritta per commemorare la battaglia: “Viaggiatore,
fermati! il
suolo che calpesti distratto fu
un tempo testimone della fine di un’ era. Ascolta! Su
questa tranquilla collinetta batté un tempo il cuore di una nazione.”
Mustafa Kemal sarà poi il fondatore e primo presidente della Repubblica Turca nel 1923 dopo aver ristabilito l' unità e l' indipendenza dell' Impero Ottomano sconfiggendo i greci (1919-22) ed aver deposto il sultano Maometto VI. Egli diede vita ad una serie di riforme fondamentali sulla base di un' ideologia di chiaro stampo occidentalista. Abolì il califfato, laicizzò lo Stato, riconobbe la parità dei sessi, istituì il suffragio universale, adottò l' alfabeto latino, il calendario gregoriano, il sistema metrico decimale. Al fine di garantire la stabilità e la sicurezza dello Stato, istituì tuttavia un sistema autoritario fondato sul partito unico. Atatürk ("Padre dei Turchi") fu il cognome che nel 1934 il Parlamento della Repubblica attribuì a Mustafa Kemal quando egli impose l' adozione di regolari cognomi di famiglia come era uso nel mondo occidentale. |
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Stretto
dei Dardanelli - Europa-Asia Lo
stretto, che con un’ ampiezza minima di appena 1,4
km collega il Mar Egeo al Mar di Marmara, è ricco di storia e leggende. Nel
481 a.C., Serse I, re di Persia, fece passare il
suo esercito attraverso lo stretto su un ponte di barche per invadere
la
Grecia. Nel 334 a.C., questa volta Alessandro Magno lo attraversò dalla
Grecia
verso l' Asia Minore per invadere la Persia. Più
recentemente nel XIX secolo, sulle orme di
Leandro, anche il poeta inglese Lord Byron attraversò a nuoto l'
Ellesponto. In
epoca bizantina lo stretto era la prima linea di
difesa di Costantinopoli. Dopo la sconfitta della Turchia nel 1917, lo stretto dei Dardanelli entrò a far parte di una zona neutra di stretti sotto il controllo della Società delle Nazioni. Nel 1923 il trattato di Losanna restituì la regione alla Turchia e nel 1936 un altro trattato consentì al governo turco di chiudere lo stretto alle navi in tempo di guerra. Essendo la Turchia neutrale durante la seconda guerra mondiale, la via verso l' Unione Sovietica tramite i Dardanelli era chiusa alla Gran Bretagna ed agli Stati Uniti. Quindi gli Alleati furono costretti a costruire diverse vie attraverso l' Iran per inviare i rifornimenti ai sovietici. Dopo la guerra, l' Unione Sovietica fu determinata ad ottenere il controllo parziale dei Dardanelli, però la Turchia rifiutò le richieste formali per una quota di controllo nel 1946 e di nuovo nel 1947. Durante la Guerra Fredda, gli Stati Uniti e la Gran Bretagna appoggiarono la Turchia nel mantenere il controllo esclusivo degli stretti. |
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L’
incontro con le rovine di Troia, l’ antica città
dell' Asia Minore all' entrata dell' Ellesponto (come era chiamato
anticamente
lo stretto dei Dardanelli), non è sicuramente mozzafiato come per altri
siti,
però il far tornare la mente alla guerra troiana narrata nei poemi
classici riaccende
immediatamente di un eccezionale fascino questo sito. L’
Iliade descrive una breve parte dell' assedio
(prevalentemente tratta di due mesi del nono anno dell' assedio,
secondo la
cronologia proposta da Omero), mentre alcune scene della sua
distruzione sono
raccontate nell' Odissea. Il poema latino Eneide scritto dal poeta e
filosofo
Virgilio nel I secolo a.C. comincia con la distruzione di Troia. Schliemann
venne liquidato come un "cacciatore di
tesori" (certamente il suo interesse primario era la ricerca del tesoro
di
Priamo) e durante l’ ultimo giorno della campagna di scavi si imbatté
veramente
nell‘ oro, che fu tuttavia in seguito attribuito ad una regina vissuta
in un
altro periodo. Il tesoro scomparve durante la Seconda Guerra Mondiale
ed è
stato solo recentemente localizzato in Russia, oggi si trova al Museo
Pushkin
di Mosca. Il sito archeologico di Troia è stato proclamato patrimonio dell' umanità dall' UNESCO nel 1998. Secondo il mito, la città fu fondata dai discendenti di Dardano, figlio di Zeus e, sotto il regno di Priamo, fu assediata dalla spedizione achea, comandata da Agamennone, che voleva vendicare il rapimento di Elena da parte di Paride. Dopo dieci anni di assedio, la città cadde grazie allo stratagemma del cavallo ligneo ideato da Ulisse. Le ricerche condotte portarono alla scoperta di nove strati sovrapposti della città di Troia: * Troia I (3000 - 2600 a.C.): villaggio neolitico, con ritrovamenti di utensili in pietra e di abitazioni dalla struttura elementare. * Troia II (2600- 2250 a.C.): piccola città con mura caratterizzate da porte enormi, presenza del megaron (palazzo reale) e case in mattoni crudi che recano segni di distruzione da incendio, che Schliemann suppose potessero riferirsi ai resti della reggia di Priamo rasa al suolo dagli Achei. * Troia III - IV - V (2000 - 1800 a.C.): tre villaggi distrutti ognuno dopo poco tempo dalla fondazione. * Troia VI (1800 - 1300 a.C.): grande città a pianta ellittica disposta su terrazze ascendenti, fortificata da alte e spesse mura, costituite da enormi blocchi di pietra squadrati e levigati, con torri e porte. La distruzione della città dovrebbe essere avvenuta intorno alla metà del XIII secolo a.C. forse a causa di un terremoto. Gli archeologi ipotizzano anche che ciò possa aver favorito la vittoria degli achei. * Troia VII a (1300 - 1170 a.C.): la città precedente fu immediatamente ricostruita, ma ebbe vita breve. I segni di distruzione da incendio hanno indotto Blegen ad identificare questo strato come quello corrispondente alla Troia omerica. * Troia VII b1 - VII b2 - VII b3 (XII - XI secolo a.C. fino a circa 950 a.C.). * Troia VIII (VIII secolo a.C.): colonia greca priva di fortificazioni. * Troia IX (dall' età romana al IV secolo d.C.): costruzioni romane edificate sulla sommità spianata della collina e rifacimento. Datazione "letteraria" della guerra di Troia, fonti letterarie greche parlano di una distruzione di Troia ad opera greca da collocarsi alla fine del XII secolo a.C.: * Tucidide parla di Agamennone e della guerra di Troia nel I libro delle "Storie" (par.9), ma la datazione è ricavabile piuttosto dal passo del libro V legato al cosiddetto "discorso dei Meli". Nel dialogo con gli Ateniesi, i Meli sottolineano di essere di tradizione dorica e di essere stati colonizzati dagli Spartani da 700 anni. Siccome l' avvenimento è del 416 a.C. e passano 80 anni tra la guerra di Troia e la colonizzazione dorica ("ritorno degli Eraclidi"), la data attribuita da Tucidide alla caduta di Troia è il 1196 a.C. (416+700+80), cioè il XII secolo a.C.. * Erodoto (484 a.C. – 425 a.C., storico greco antico, famoso per aver descritto paesi e persone da lui conosciute in numerosi viaggi ed in particolare riguardo all' invasione persiana in Grecia) ricostruisce una datazione più antica, ma attraverso una ricerca meno storiografica: nel II libro delle "Storie" (lògos egizio, cap.145) egli sostiene di essere nato 400 anni dopo Omero (vissuto secondo Erodoto verso la metà del IX secolo a.C.) ed Esiodo. La distruzione di Troia è così spostata più indietro: 1350-1250 a.C.. * Eratostene di Cirene è autore della datazione che, dal III secolo a.C., riscuote maggiore successo. Non essendoci giunte opere complete di questo autore, la sua datazione viene riportata da Dionisio di Alicarnasso nelle "Antichità romane", in un passato collegato all' arrivo di Enea in Italia e alla fondazione di Lavinio. Dionisio riporta la data esatta, in termini antichi, della caduta di Troia, che corrisponderebbe all' 11 giugno 1184-1182 a.C., ancora XII secolo a.C.. * Ultima conferma sembra venire dalla Piccola Cosmologia di Democrito di Abdera, filosofo del V secolo a.C. e contemporaneo di Erodoto. Egli dice di aver composto quest' opera 730 anni dopo la distruzione di Troia; essendo vissuto intorno al 450 a.C., la data in questione risulta essere il 1180 a.C.. |
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Assos
(Asso) è una cittadina, dalla quale si ammira uno spettacolare panorama
sul golfo d' Edremit e sull' isola greca di Lesbo, ricca di storia: vi
vissero
Aristotele e San Paolo. Fu fondata nell' VIII secolo a.C. da coloni dell' isola di Lesbo. Ermia di Atarneo, un allievo di Platone, regnò su Asso, sulla Troade e su Lesbo in un periodo nel quale la città godette di grande prosperità, egli vi invitò numerosi filosofi; dal 348 al 345 a.C. Aristotele stesso visse qui e vi sposò sua nipote Pizia. Il periodo d' oro di Asso finì quando la città fu conquistata dai Persiani, che crocifissero Ermia. Dopo la conquista di Alessandro Magno la città fece parte, dal 241 al 133 a.C., del regno di Pergamo. L' apostolo Paolo la visitò durante il suo terzo viaggio in Asia Minore, fra il 53 e il 57, sulla via di Lesbo. Dopo questo periodo, Asso si trasformò in un piccolo villaggio e tale è rimasto tuttora. Assos possiede un idillico antico porticciolo e gode oggi della fama di località "bohemienne". |
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Pergamum
(il mito vede la città fondata da Pergamo, nipote di Achille.
Nome della città moderna: Bergama), antica città dell’ Asia Minore, in
Misia,
nella Troade. La città ebbe una fioritura in età ellenistica, quando divenne capitale dell’ omonimo regno, raggiungendo il massimo splendore sotto la dinastia illuminata degli Attalidi (241-133 a.C.). La città divenne un importantissimo centro artistico, considerata quasi una seconda Atene ellenistica. In seguito, nel 133 a.C., divenne parte dell' Impero romano. Il declino della città seguì quello dell’ Impero Romano. L' Altare di Zeus di Pergamo è uno degli edifici più famosi ed uno dei capolavori dell' arte ellenistica. Fu fatto edificare da Eumene II (197-159 a.C.) in onore di Zeus Sóter e Atena Nikephòra (Zeus salvatore e Atena portatrice di vittoria) per celebrare la vittoria sui Galati. Il fregio fu distrutto durante le invasioni barbariche e ricostruito, coi frammenti portati nel 1871 in Germania dall’ ingegnere tedesco Carl Humannda, dagli archeologi tedeschi a Berlino, nel Pergamon Museum. Nell' acropoli sovrastante la città moderna mirabili sono il Tempio di Traiano e l' impressionante teatro (III sec. a.C.) che si sviluppa sul ripido fianco della collina. Il tempio, dalle colonne di marmo, è l’ unica struttura di epoca romana sopravvissuta nell’acropoli, fu costruito sotto il regno degli imperatori Traiano ed Adriano ed era destinato all’ adorazione di Zeus e degli imperatori stessi. Il teatro, dalle vertiginose pendenze, poteva ospitare fino a 10000 spettatori; la conformazione del terreno non rese possibile la classica struttura dei teatri ellenistici, più ampia e rotonda, e quindi la struttura fu elevata in altezza per sopperire alla carenza in ampiezza. Ai piedi dell' acropoli si trovano la Basilica Rossa ed il centro terapeutico Asclepion. La basilica (II sec d.C.), con mura in semplici mattoni di terracotta rossa, era originariamente (II sec. a.C.) un tempio dedicato alle divinità egizie Serapide, Iside ed Arpocrate e viene citata nell' Apocalisse di San Giovanni come una delle sette chiese dell’ Apocalisse. |
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Efeso
fu una delle più grandi città ioniche in
Anatolia, situata in Lidia, alla foce del fiume Caistro. Fu
un importante e ricco centro commerciale sul mare dell'
antichità (tutte le strade di Efeso erano illuminate di notte con
lampade a
olio, ciò mostra la ricchezza della città), oltre che un centro
religioso di
grande rilevanza, il cuore del culto di Cibele (dea anatolica della
fertilità)
, che in periodo ionico divenne Artemide (vergine dea della caccia e
della
luna) ed in periodo romano venne assimilata a Diana. La
leggenda narra che Androclo, figlio del re ateniese
Codro, consultò un oracolo per sapere in quale luogo della Ionia
avrebbe dovuto
fondare la sua città, l’ oracolo gli rispose “Scegli il sito indicato
dal pesce
e dal cinghiale”. Seduto
insieme ad alcuni pescatori presso la foce del
fiume Caistro, mentre questi arrostivano del pesce per pranzo, un pesce
saltò
fuori dal braciere insieme ad un carbone ardente che incendiò alcuni
cespugli
ed un cinghiale spaventato sbucò dal fogliame. Nel luogo in cui i
pescatori
uccisero il cinghiale venne costruito il Tempio di Artemide. Efeso
fu conquistata nel 546 a.C. dai Persiani, e poi
da Alessandro Magno nel 334 a.C.. Dopo la morte di Alessandro il
controllo
della Ionia passò nelle mani di uno dei suoi generali, Lisimaco. In
seguito
Efeso si alleò prima con i re seleucidi della Siria, poi coi Tolomei d’
Egitto,
con il re Antioco, con Eumene di Pergamo (dopo il 190 a.C.) ed infine
coi
romani nel 133 a.C.. Dal 129 fu la capitale della provincia romana
dell’ Asia
Minore. Durante
il periodo bizantino Efeso perse importanza.
Il
declino di Efeso è da addurre principalmente alla retrocessione del
mare, che ora dista alcuni chilometri dal sito, a causa dei sedimenti
portati
dal fiume. Quando gli apostoli dovettero lasciare Gerusalemme, San Giovanni con Maria Vergine, che gli era stata affidata da Gesù, venne ad Efeso nel 37 d.C.. San Paolo fu ad Efeso nel 53 (dove vi rimase per tre anni) e, a causa della sua famosa lettera agli Efesini, venne trascinato nel teatro per affrontare le folle e salvato dai corpi di sicurezza della città. Dopo l' uccisione a Roma di San Paolo capo della chiesa di Efeso fu San Giovanni. Prima di seguire Gesù Giovanni era discepolo di Giovanni Battista. La tradizione gli attribuisce un ruolo speciale all' interno della cerchia dei dodici apostoli e fu l' unico degli apostoli presenti alla morte di Gesù in croce. S.Giovanni nonostante l' età avanzata viaggiò in tutta l' Anatolia per diffondere il cristianesimo, mentre cresceva l' ostilità contro i Cristiani. San Giovanni fu preso, torturato ed esiliato a Patmos (piccola isola del mar Egeo) dove, secondo la tradizione scrisse l' Apocalisse. Sempre secondo la tradizione tornò poi ad Efeso, scrisse il suo Vangelo, morì e fu sepolto, secondo quanto disposto nel suo testamento, dove si trova la chiesa a lui dedicata. Nel 431 si tenne ad Efeso il terzo Concilio ecumenico, su disposizione dell' imperatore Teodosio II, per sedare le due fazioni, una che sosteneva che Maria era la madre di Gesù dio e quindi di Dio, l' altra (nestorianesimo, da Nestorio, patriarca di Costantinopoli) che era madre solo di Gesù uomo. Il concilio decretò che Gesù era una persona sola, non due persone distinte, completamente Dio e completamente uomo, venne condannato il nestorianesimo ed adottato il titolo di Theotokos ("Madre di Dio"). Secondo i verbali del concilio di Efeso la Vergine rimase per un breve tempo in luoghi vicini a quelli della chiesa dove si svolse il concilio, poi si trasferì in una casa posta su un' altura oggi chiamata "monte dell' usignolo" e vi rimase secondo la tradizione fino all' anno 46 quando a 64 anni d' età fu assunta in cielo. Non essendo ancora molto diffuso il Cristianesimo l' ubicazione della casa fu presto dimenticata. Anna Katharina Emmerick una donna tedesca vissuta dal 1774 al 1824, ammalata da lungo tempo e incapace di camminare, ebbe una visione mistica e scrisse un libro sulla vita di Maria indicando fra l' altro il luogo dove la Vergine avrebbe trascorso gli ultimi anni. Un sacerdote francese di nome Gouyet decise di recarsi ad Efeso nel 1881 e, con l' aiuto del vescovo di Smirne Timoni, trovò la casa di Maria, ma nessuno gli credette. Soltanto dieci anni dopo le ricerche del frate lazzarista Jung coadiuvato dal direttore del Seminario di Smirne Pouline si accettò che la rivelazione della Emmerik era esatta. Nel 1967 papa Paolo VI e nel 1979 papa Giovanni Paolo II si recarono ad Efeso e pregarono nella casa di Maria facendo sì che ormai tutto il mondo fosse d' accordo nel ritenerla tale. |
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Pamukkale
(patrimonio dell' umanità dell' UNESCO) in
turco significa "Castello di cotone". Il teatro di Hierapolis, con oltre 12000 posti a sedere, domina la bella vista della pianura sottostante. Originariamente era situato altrove, ma quando la città venne ricostruita durante il regno degli imperatori Flavi (60 d.C.) il teatro venne trasferito qui riutilizzandone il materiale originale. Durante il regno di Settimio Severo (193-211 d.C.) il teatro è stato modificato e riccamente decorato. Sfortunatamente Pamukkale venne abusata durante il boom turistico degli anni ’80 e ‘90, alcuni hotel furono costruiti sopra al sito, distruggendo parte delle rovine di Hierapolis, e l' acqua calda fu incanalata allo scopo di riempire le piscine artificiali degli alberghi. Gli scarichi di queste ultime per anni riversarono le acque reflue direttamente sul sito contribuendo in maniera determinante all' inscurimento delle vasche calcaree. Fu anche costruita una strada asfaltata in mezzo al sito per permettere ai visitatori di raggiungere la parte alta della formazione. Inoltre fu concesso ai turisti di lavarsi all' interno delle vasche calcaree utilizzando detergenti di natura industriale aggravando ulteriormente il problema. A seguito dei danni prodotti, l' UNESCO è intervenuta, predisponendo un piano di recupero nel tentativo di invertire il processo di inscurimento. Gli hotel furono demoliti, e la strada coperta da piscine artificiali che sono tuttora accessibili, a differenza del resto, dai turisti a piedi nudi. Una piccola trincea è stata scavata lungo il bordo, al fine di recuperare l' acqua ed evitarne la dispersione. Le parti brune sono sbiancate lasciandole al sole, in assenza di acqua per diverse ore al giorno. Per questo motivo molte piscine sono vuote. Alcune aree sono coperte d' acqua solo per un paio di ore al giorno. Inoltre il sito è costantemente sorvegliato da addetti che impediscono ai visitatori di abusare dei luoghi. Grazie a questi interventi il luogo sta lentamente riprendendo il suo naturale colore bianco. |
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Konya,
conosciuta
come la città dei dervisci e dei selgiuchidi, attualmente attraversa un
periodo
di forte crescita economica. E’ la provincia più estesa della Turchia,
situata
sull' altopiano centrale dell' Anatolia (parola di origine greca:
"sorgere
del sole"), area che rappresenta il cuore del paese dal punto di vista
culturale oltre che geografico, infatti nel corso dei secoli popoli,
razze ed
imperi si sono contesi queste steppe polverose e collinose. Nel
1219, molti
rifugiati persiani si rifugiarono a Konya dopo la disastrosa sconfitta
subita
contro i mongoli di Genghis Khan. Nel 1243 venne conquistata dai
Mongoli. Rumi
fuggì da Balkh,
seguendo la sua famiglia, prima dell’ arrivo dei mongoli, trovando
rifugio
prima alla Mecca e poi a Konya, che raggiunsero nel 1228. Il padre era
un noto
predicatore e dopo la sua morte (1231) Rumi continuò i suoi studi di
teologia
prima ad Aleppo e poi a Damasco per poi tornare a Konya nel 1240. Nel
1244
conobbe Tebrizi, uno dei sufi (mistici musulmani) discepoli di suo
padre, che
ebbe una profonda influenza su Rumi ma che venne ucciso nel 1247 da un
gruppo
di facinorosi discepoli di Rumi gelosi della grande influenza che
esercitava
sul loro maestro. Sconvolto da questo avvenimento Rumi si isolò dal
modo per
meditare. Si
può cercare di
riassumere il pensiero ricco di tolleranza di Rumi nei seguenti famosi
versi: “Vieni,
chiunque tu sia, anche
se sei infedele, pagano,
o adoratore del fuoco, vieni. La
nostra non è una confraternita di disperazione. Anche
se hai infranto i tuoi voti di pentimento per cento volte,
vieni.” Nel corso dei secoli che seguirono la morte di Mevlâna furono creati oltre 100 comunità di Dervisci in tutto il regno ottomano. L' Ordine Sufico dei Dervisci esercitò un’ importante influenza conservatrice sulla vita politica, sociale ed economica del paese tanto che Atatürk lo considerava come un ostacolo al progresso del popolo turco e nel 1925 ne bandì tutti gli ordini, tuttavia numerose comunità continuarono ad esistere. Darwīsh in
lingua fārsī
(persiano) significa letteralmente "cercatore di porte", colui che
cerca il passaggio, la soglia, l' entrata che porta da questo mondo
materiale
ad un paradisiaco mondo celestiale. Il termine generalmente si
riferisce a un
asceta mendicante oppure ad un temperamento ascetico di colui che è
indifferente alle cose materiali. Nella
loro ricerca
dell' estasi che li avvicina a Dio, danzano ruotando a lungo su se
stessi. La
cerimonia ("Sama" che
significa ascolto in arabo e persiano) inizia quando l’ hafiz,
un erudito che conosce l’ intero Corano a memoria, intona una preghiera
per
Mevlâna e recita un versetto del Corano; si ode poi il suono di un
timpano
seguito da quello mesto del ney
(flauto
di canna); quindi lo seyh (maestro)
si inchina e guida i
dervisci in circolo attorno alla sala. Dopo aver compiuto tre giri i
dervisci
lasciano cadere il mantello nero, a simboleggiare la liberazione dai
legami
terreni. Danzando su se stessi con la mano destra girata
verso il cielo ricevono la benedizione dal cielo e la comunicano alla
terra con
la mano sinistra rivolta verso il basso; il danzatore diviene così il
medium
tra la terra ed il cielo. Mentre
girano su se stessi disposti in cerchio formano una "costellazione"
di corpi rotanti che a sua volta gira lentamente. Lo seyh si
muove tra di essi per
controllare che ogni derviscio stia eseguendo correttamente il rituale. La
danza viene ripetuta più
volte, al termine l’ hafiz
intona
nuovamente dei passaggi del Corano suggellando in questo modo l’ unione
mistica
con Dio. |
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Caravanserraglio
di Sultanhanı E’
il più grande ed antico caravanserraglio della
Turchia, metteva in collegamento Konya con la Persia, fu costruito tra
il 1229
e il 1236. E'
uno dei meglio conservati di una catena di
caravanserragli ("han") fatti
costruire
dai sultani selgiuchidi nel XIII secolo per favorire i commerci; posti
a
distanze di 15÷40 km, corrispondenti ad una giornata di marcia di
cammello. Queste
stazioni di rifornimento fortificate per le
carovane che viaggiavano lungo la Via della Seta offrivano un recinto
per far
riposare i cammelli, vitto ed alloggio per i mercanti in viaggio che in
essi
potevano sostare alcuni giorni per rifocillarsi, fare scorta di
provviste ed
eventualmente riparare i carri, nonché un luogo d' incontro che potesse
facilitare i commerci. Il caravanserraglio di Sultanhanı è molto ben conservato e sembra di rivivere l' atmosfera di allora, con gli animali nelle stalle e le persone intente alle loro mansioni quotidiane. |
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La
Valle di Ihlara è un imponente canyon, che si snoda per circa 16 km,
frutto dell' erosione del fiume Melendiz Suyu. Lungo le due scoscese
pareti si
trovano, scavate nella roccia, numerose (circa 100) chiese rupestri
bizantine
tappezzate di affreschi. |
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Si
ritiene che il toponimo
"Cappadocia" derivi dalla parola Katpadukya,
ovvero "terra dei bei
cavalli", come la chiamarono gli Ittiti. I cavalli della regione sono
famosi per essere stati offerti in dono a Sardanapalo, re d' Assiria,
Dario e
Serse di Persia. In
epoca bizantina
nei secoli VI e VII apparvero le prime chiese dipinte, monasteri,
cappelle,
scavati nella roccia vulcanica. Esistono nella regione più di seicento
chiese
con queste caratteristiche. |
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Göreme
è il cuore della Cappadocia. Göreme è famosa nel mondo per il museo all' aria aperta (Open Air Museum) dichiarato patrimonio mondiale dall' UNESCO. Consiste nei resti di in una comunità monastica costituita da un gruppo di chiese, cappelle e monasteri bizantini scavati nella roccia vulcanica dai monaci ortodossi cristiani e costellati da magnifiche decorazioni e pitture murali. Molti affreschi mostrano i segni del periodo iconoclasta della storia bizantina (725-843), alcuni (quelli realizzati in precedenza) in termini di sfregi, altri (realizzati durante questo periodo) si basano interamente sul simbolismo per comunicare i medesimi messaggi e possono apparire infantili e semplici a causa della disapprovazione della rappresentazione della figura umana nell' arte religiosa. Il Concilio di Nicea II (787), il decimo concilio riconosciuto dalla Chiesa Cattolica, il settimo dalla Chiesa Ortodossa, condannò l' iconoclastia e ripristinò la venerazione delle icone. Mentre in gran parte delle chiese e cappelle l' umidità e la luce hanno sovente sbiadito i colori dei meravigliosi affreschi bizantini, la "Chiesa Buia" (Karanlık Kilise) è la meglio conservata e con i colori più vividi grazie alle sue scarse aperture verso l' esterno, infatti è presente solo una piccola finestra nel narthex che consente il passaggio di poca luce. Un' altra chiesa sicuramente degna di nota per i suoi affreschi è la "Chiesa della Fibbia" (Tokalı Kilise). |
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Nel
villaggio rupestre di Zelve l' opera dell' uomo, con le abitazioni
scavate nella roccia, si fonde armoniosamente a quella della natura
riservando
scenari davvero suggestivi. Il villaggio risale al periodo
preiconoclastico ed
è stato abitato dai greci fino agli anni '20 e successivamente
abbandonato dopo
il 1952 per il pericolo di frane. Nel villaggio si trovano chiese, mulini, frantoi, resti di un castello e di una moschea, ma soprattutto abitazioni troglodite. |
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E'
una delle zone più suggestive della Cappadocia, qui nelle rocce
usando l' immaginazione si possono riconoscere forme di animali e
figure
antropomorfe. |
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Ürgüp
è storicamente uno dei primi insediamenti della regione della
Cappadocia. Durante il periodo bizantino fu centro del patriarcato di Cappadocia. Ürgüp è probabilmente il meno interessante dei centri in prossimità dei siti della Cappadocia. Lo sviluppo recente si è moltiplicato senza un criterio ben definito lasciando una triste eredità ed una sensazione di quasi estraneità con l' area circostante; si ha rispetto ad altrove una maggior presenza di servizi, come banche, alberghi, pensioni ed una certa vita notturna con piccoli bar e discoteche. Sono comunque presenti alcune interessanti edifici tradizionali. |
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A
Çavuşin si trova il Monastero di San Giovanni Battista situato,
insieme ad un complesso labirintico e scosceso di case scavate nella
roccia
(disabitate da pochi anni a causa di frane anche di importante entità),
nei
pressi della cima di un dirupo, per raggiungere il quale si gode di un
magnifico panorama. L' assenza di turisti dovuta al fatto che la zona è
tutt’
ora soggetta al rischio di frane rende la visita nei cunicoli un'
esperienza indimenticabile. |
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Salendo
in cima al castello di Uçhisar, un alto affioramento di roccia
vulcanica disseminato di gallerie e finestre, visibile da diversi
chilometri di
distanza, si può godere di una magnifica vista panoramica della
Cappadocia,
particolarmente suggestiva al tramonto. |
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Derinkuyu,
sviluppandosi su sette livelli, è la più
grande delle città sotterranee della Cappadocia. In
tempo di pace gli abitanti della regione vivevano
in superficie coltivando la terra, ma quando erano minacciati di
invasione da
parte di nemici si rifugiavano in queste città sotterranee. Nei tunnel sono presenti porte di pietra circolare che venivano fatte rotolare dall' interno per chiudere i passaggi, esse presentano spesso un foro al centro usato per attaccare il nemico; inoltre nei tunnel sono presenti dei fori nel soffitto dai quali veniva versato olio bollente sugli assalitori. La visita di queste città è un' esperienza molto interessante immaginando come grandi comunità riuscissero a vivere in questi claustrofobici labirinti di stretti cunicoli che collegano i vari locali e livelli. |
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Il
tramonto dal monte Nemrut è da non perdere: è uno
dei punti fermi per un viaggiatore. Per
raggiungere questo affascinante sito, attrattiva
principale della Turchia orientale, ci si immerge in un’ atmosfera da
"ultima
frontiera" ed in un crescente senso di avventura, all’ interno di una
regione
che è caratterizzata da una palpabile distanza (dovuta anche al fatto
che
questo territorio, Kurdistan, è il bastione dell’ identità e della
cultura del
popolo curdo) col resto della Turchia. * Terrazza nord: fungeva da punto di raccolta dei pellegrini che salivano dalle diverse strade esistenti sui fianchi della montagna; statue colossali di un leone e di un' aquila ornavano l' entrata: non rimane nulla essendo la più rovinata delle tre terrazze. * Terrazza ovest: cinque statue colossali di personaggi seduti alte dagli 8 ai 10 metri, le cui teste alte 2 m giacciono sparse ai loro piedi, raffigurano: Antioco I; la dea Fortuna (per i romani) - Tyche (per i greci), dea della fertilità nella Commagene; il re di tutti gli dei Giove (per i romani) - Zeus (per i greci) - Ahura Mazdā (per lo Zoroastrismo), rappresentato dall’ aquila; il dio del sole Apollo (per i romani e per i greci) - Helios (per i greci) - Mithra (per i persiani) col copricapo coi raggi; il dio della guerra Marte (per i romani) - Ares (per i greci). E’ in questo modo che i Macedoni, a partire da Alessandro Magno, cercarono di unificare i greci, i persiani e gli altri popoli del vicino oriente, riunendo le differenti divinità possedute in un unico tipo comune. Sono inoltre presenti il leone, simbolo della dinastia di Commagene, lastre con figure in bassorilievo raffiguranti gli antenati di Antioco, che includevano sia macedoni che persiani, ed una lastra raffigurante il cosiddetto "leone astrale" poiché contiene dei simboli astronomici. Le diciannove stelle che si vedono sullo sfondo di quest’ ultima lastra e sul corpo del leone, la falce di luna sul suo petto e la congiunzione di tre pianeti corrispondenti a Giove, Mercurio e Marte, indicherebbero la data del 7 luglio 62 o 61 a.C., la cui interpretazione è ancora dubbia: chi pensa alla data della salita al trono di Antioco I (caldeggiata dal generale romano Pompeo), chi al suo compleanno o alla fondazione del sito. * Terrazza est: anche se le statue acefale sono simili a quelle della terrazza ovest, la loro posizione è diversa; una scalinata monumentale porta agli altari, due scalinate laterali portano alle divinità poste sopra gli altari. Perfettamente conservati i personaggi seduti, ma le teste delle statue sono in pessime condizioni; di un grande altare posto di fronte rimane il basamento perfettamente visibile. Dietro alle basi delle statue, numerate con lettere romane, il testo in greco del pensiero di Antioco I: la volontà di essere qui sepolto ed i riti da eseguire in suo onore. Ai piedi del monte si ammirano l' Eufrate (Firat), l' ingresso alla Mesopotamia (la culla delle civiltà), ed il lago della diga di Atatürk (Atatürk Barajı). |
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Un
imponente ponte romano a schiena d’ asino chiamato Chabinas sul
Cendere Suyu, costruito nel II secolo d.C. allo sbocco di una gola
dalla Legio
XVI Flavia Firma in onore (come si apprende da una stele con iscrizione
latina)
dell’ imperatore Settimio Severo, di sua moglie Giulia Domna e dei
figli Geta e
Caracalla. Lungo 150 metri per una larghezza di 7, ha quattro colonne
corinzie alte
10 metri poste alle estremità del ponte, di queste solo una è stata
distrutta,
quella in onore del figlio Geta assassinato dal fratello nel 212, forse
proprio
in seguito a questo avvenimento. |
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Vi
si trovano i resti dell’ antica città di Arsameia (Eski
Kale – Vecchia Fortezza), capitale della Commagene, fondata da
Mitridate I
Callinico intorno all’ 80 a.C. e poi ampliata dal figlio Antioco I. Risalendo
il sentiero
per raggiungere i resti delle fondamenta della capitale sulla cima
della
collina, si incontrano una prima stele raffigurante Mithra (Apollo),
dio del
sole, con un copricapo dal quale s’ irradiano i raggi; poi una seconda
stele,
seppur peggio conservata, raffigurante ancora Mithra, ora nell’ atto di
stringere la mano a Mitridate I. Alle spalle di questa seconda stele vi
è l’
ingresso ad una galleria che scende in una sala sotterranea (ora non
raggiungibile) destinata ai riti del culto di Mithra. Continuando
l’ ascesa si
giunge ad una magnifica stele, risalente al 50 a.C. e raffigurante
Ercole
(Eracle) che stringe la mano a Mitridate I re di Commagene, posta sopra
una
lunga iscrizione rupestre in caratteri greci ("…Il grande re Antioco,
Dio,
Giusto, l' Epifane, Romanofilo ed Ellenofilo, figlio del re Mitridate
Kallinikos e della regina Laodicea, figlia di Antioco Epifane..."),
scoperta nel 1951, narrante la fondazione della città ed
indicante che questo luogo fu scelto dal padre
come sacra sepoltura ("Hiérothéseion"). Essa è infatti posta all’
ingresso di un tunnel che scende per 158 metri nelle viscere del monte
(ora è
praticabile per 20 metri circa) che porta a quello che dovrebbe essere
il
santuario funebre costruito da Antioco I in onore del padre Mitridate
I. Antioco
proclamò l' istituzione, in questo luogo, di un culto comune di suo
padre e
suo, in suo onore e in ricordo dei suoi antenati. Dalla parte opposta al sito, diviso dal fiume Kahta, si trovano le rovine della Yeni Kale (Nuova Fortezza) costruita dai Mamelucchi nel XIII secolo sopra un precedente palazzo dello stesso periodo di Arsameia. |
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Il
Lago Tuz, in turco Tuz Gölü, ossia "Lago Salato", occupa un' area
enorme nell' arido altopiano centrale dell' Anatolia; con i suoi 1500
chilometri quadrati di superficie è il secondo lago più grande della
Turchia
dopo il Lago di Van. Non è soltanto il lago salato più grande della
Turchia, ma
anche uno dei più grandi al mondo. Il lago, situato a circa 905 metri
sul
livello del mare, è poco profondo (fra 1-2 metri), particolarmente
durante i
mesi estivi in cui l' acqua evapora in grande quantità a causa del
caldo secco,
lasciando una spessa (fino a 30 centimetri) crosta di sale sulla
superficie e
trasformando così il lago in uno spettacolare deserto bianco. Il sale
viene
estratto, lavorato, raffinato e venduto nel mercato locale, rendendo
questa
attività la più importante attività economica delle provincie della
zona. |
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fonti testi varie: Wikipedia, Lonely Planet, AllAboutTurkey … |